Ci sono storie che non riescono a decollare, rapporti tra le parti che nonostante tutta la buona volontà degli attori protagonisti non hanno il classico lieto fine. Tra queste anche quella tra la Juventus, società che lo ha cresciuto calcisticamente e non solo fin dagli 8 anni, e Paolo De Ceglie, valdostano abituato alla spola con Torino, di belle speranze, che vince praticamente tutto da titolare in tutta la trafila giovanile in bianconero. Già, perché il club ha ufficialmente comunicato al laterale mancino che volente o nolente è fuori dai programmi, per lo meno quelli attuali, dello staff tecnico: questa volta sarà dura per De Ceglie puntare i piedi, anche perché fiducia ne ha avuta da parte di Conte fin dal primo ritiro insieme in quel di Bardonecchia, quando proprio per valorizzare De Ceglie il tecnico mise da parte Reto Ziegler fin da subito.
Proprio il rapporto tra club e calciatore sarà decisivo, e le richieste non mancano. Quel rapporto che dovrebbe garantire a De Ceglie una certa attenzione nonostante esca in questa sessione di gennaio (non a titolo definitivo) e l’ingaggio superiore al milione che attualmente lo lega ai piani alti di corso Galileo Ferraris. La formula che può convincere tutti, e sulla quale in molti stanno lavorando (Genoa, Livorno, Sassuolo, ma anche alcune big hanno drizzato le antenne) è quella della comproprietà senza diritto di riscatto da parte della nuova società: sono queste le garanzie, mentre la cifra richiesta supera di poco i 3 milioni di euro.
In questa corsa al fluidificante che a Siena giocò anche da interno nel centrocampo a tre (e nelle giovanili anche da ala pura) in pole resta il Genoa di Gasperini, nonostante le smentite di rito e il caso Antonelli-Napoli che pare davvero essersi improvvisamente congelato. Il tecnico torinese, tornato in Liguria, continua a chiederlo a gran voce, anche perché Antonelli è anche lui un discreto jolly: tra Juve e rossoblu i rapporti sono ottimi e consolidati, come dimostrò proprio due anno fa a gennaio il passaggio di Ciro Immobile per metà alla società di Preziosi. Tutte le altre, a oggi, sono soltanto degne alternative che De Ceglie ritiene però a tutti gli effetti secondarie.
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