Beppe Accardi, noto agente di calciatori, ha avviato le pratiche per adottare Ibrahima Mbaye, 19enne esterno senegalese che l’Inter ha prestato a gennaio al Bologna in serie B. Una storia da “libro cuore” e che assurge agli onori delle cronache proprio nei giorni in cui sono montate le polemiche per una frase di Arrigo Sacchi sui tanti giovani di colore che giocano nelle giovanili di blasonati club. Accardi ha accolto Mbaye nella propria casa sei anni orsono: il ragazzo vive con lui, la moglie e le due figlie e presto sarà a tutti gli effetti uno di famiglia. Come confermato dallo stesso agente di calciatori al ‘Corriere dello Sport’, sono state avviate tutte le pratiche necessarie presso il Tribunale di Modena.
“Lui mi chiama Capo – racconta Accardi – , mia moglie Antonella invece la chiama mamma. Gli ho detto: sulla maglia devi mettere Mbaye-Accardi. Mia moglie è intervenuta: no, devi scrivere Mbaye-Vaccari. Ci vogliamo bene. Ibra è uno di noi, è cresciuto con me, mia moglie e le mie figlie, Naomi, di 23 anni, e Talita, di 28. Ci conosciamo da sei anni, quando non è in giro dorme a casa, a Medolla”.
Davvero una bella storia quella di Ibrahima Mbaye, che è giunto in Italia giovanissimo proprio grazie all’agente Accardi e all’intermediazione di José Mourinho, allora allenatore dell’Inter e oggi manager del Chelsea. Per i nerazzurri, Mbaye e Accardi hanno rinunciato ad un’importante offerta di Walter Sabatini (ora ds della Roma) quando lavorava per il Palermo.
Nonostante le pratiche per l’adozione siano ormai avviate, Beppe Accardi ci tiene a precisare che Mbaye è a tutti gli effetti come un figlio per lui, ma nonostante ciò non ha alcuna intenzione di sostituirsi al padre naturale, che si trova anch’egli in Italia seppur senza la moglie, rimasta in Senegal.
“Suo padre lavora in Italia – continua Accardi – , lo chiamiamo Chico, sua mamma è rimasta in Senegal. Suo padre un giorno gli ha detto: Ibra, ricordati una cosa, considera Beppe come un padre perché quello che sta facendo per te non sono riuscito a farlo nemmeno io. Io non voglio sostituirmi al padre, tutt’altro, ma Ibra è uno di noi, lo considero il figlio maschio che non ho avuto”.
Chi conosce Accardi parla di una persona in grado di compiere grandi gesti di umanità in maniera assolutamente disinteressata, eppure c’è già chi maligna che dietro questa adozione ci sia un tornaconto. Ovviamente, si tratta di accuse che l’agente di calciatori rispedisce al mittente, con stile:
“So già che qualcuno ci speculerà sopra e dirà che ho i miei vantaggi a fare questo ma credimi, nei casi d’adozione sono più gli oneri degli onori. Voglio equipararlo alle mie figlie, perché lo sento come un figlio, tutto qua. Proposi la cosa e mi disse, Capo, sarebbe bellissimo…”.
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