L’Uefa apre ufficialmente un’inchiesta sul presidente della federcalcio Carlo Tavecchio, che nel discorso di presentazione della propria candidatura aveva parlato di ‘Optì Pobà’ il calciatore di colore che nel suo Paese mangiava banane e ora in Italia gioca titolare nella Lazio senza aver mostrato il proprio curriculum e il proprio pedigree. Frasi che non sono piaciute quasi a nessuno, ma in molti ne hanno smorzato i toni, non in modo sufficiente da evitare che il governo del calcio europeo aprisse una procedura d’indagine per frasi discriminatorie. Non c’è dunque pace per Carlo Tavecchio, che si è pur detto “sereno” di fronte alla comunicazione dell’Uefa, convinto com’è che riuscirà a spiegare tutto davanti alla commissione europea presso la quale dovrà presentarsi molto presto.
Oggi, in un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’ è tornato sull’elezione di Carlo Tavecchio anche il numero uno del Coni, Gianni Malagò. Il presidente del Comitato Olimpico, non ha escluso la possibilità che dopo l’Uefa sia anche la Fifa ad aprire un’inchiesta nei confronti del numero uno della Figc, che clamorosamente potrebbe addirittura fare un passo indietro, in caso di determinate condizioni.
“I problemi conseguenti alle parole di Tavecchio sono stati davvero tanti. Mi aspettavo l’inchiesta da parte della Uefa – dice Malagò al ‘Corriere’ – , avevo ricevuto segnali in questo senso. E non mi sorprenderei se si muovesse la Fifa e sulle prese di posizione dell’Associazione calciatori anche la procura federale”.
Insomma, il nuovo corso federale, nonostante l’entusiasmo per la nomina di Antonio Conte quale nuovo CT della nazionale maggiore di calcio, non inizia nel migliore dei modi. Tavecchio è partito a razzo, prendendo già numerose decisioni al primo consiglio federale, anche in termini di discriminazione territoriale. Non è detto, però, che questo attivismo non possa subire un improvviso stop, nel caso in cui le pressioni sul presidente Figc diventassero insostenibili.
“L’ho sentito, gli ho parlato – continua Malagò – , sta preparando la sua difesa, mi è parso sereno, sta lavorando molto. Ma aggiungo che se il neopresidente federale dovesse sentirsi condizionato da certi eventi, tipo quello dell’Uefa, o da altre manovre, da pressioni di parte, corporative, non mi stupirei affatto se facesse un passo indietro e rassegnasse le dimissioni. In un lungo colloquio, prima della sua elezione, Tavecchio mi ha parlato del suo programma, della sua forza elettorale, anche in modo convincente. Aggiungendo che se non fosse stato in grado di operare per il bene del calcio si sarebbe dimesso. Ribadisco, se questi ultimi avvenimenti dovessero condizionare lui e la sua azione, Tavecchio lascerebbe”.
Dopo una sorta di diffidenza iniziale, però, Malagò non si sente di condannare a scatola chiusa il programma di Tavecchio, che punta molto alla valorizzazione dei talenti italiani ai danni della stirpe di Optì Pobà:
“E’ un programma coraggioso. Ma deve dimostrare di non essere, mi si permetta questa immagine, un re travicello. Quando mi confrontai con lui, mi confidò l’intenzione di ingaggiare Conte. Gli replicai che avrebbe avuto il mio consenso, Conte è un vincente, aggiungendo però che ci sarebbero state delle difficoltà sull’ingaggio. Mi spiegò che le avrebbe affrontate e risolte, rispettando quei limiti economici e finanziari che guidano una Federazione. Ha mantenuto la parola coinvolgendo in modo creativo aziende private. E, conoscendo Conte, stiano tranquilli i puristi, non si farà certo condizionare dallo sponsor. La mossa Fiona May? Quando Fiona ha chiesto la mia opinione, le ho detto di accettare solo nel caso di un ruolo preciso, operativo. Sulla discriminazione territoriale, invece, è stata presa una saggia decisione comunicata malissimo, come se adesso si potesse insultare il prossimo a seconda della sua provenienza, che sia Milano, Roma o Napoli. In realtà scatterà una differente sanzione – puntualizza -, più mirata, chirurgica e non solo a danno delle società e degli altri tifosi che nulla c’entrano”.
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