Una buona e una cattiva notizia per il Manchester City: il club dello sceicco Mansour Bin Zayed al Nahyan registra finalmente un bilancio in attivo, ma deve fare i conti con l’indagine della Fifa, che vuole vederci chiaro nell’affare che ha portato Mangala dal Porto in Premier League. Lo sceicco ha rilevato i ‘Citizens’ nel 2008 e da allora è stata una vera e propria scalata all’olimpo del calcio internazionale. Il fatturato continua a crescere e per la prima volta in 7 anni, anche il bilancio sorride alla dirigenza del club di Premier League. Risultati finanziari sui quali in pochi avrebbero scommesso dieci anni fa.
Nonostante le spese folli di questa estate, il bilancio del Manchester City passa da un rosso di 30 milioni a circa di 14 milioni di euro di attivo: i dati fanno riferimento alla stagione 2014-2015, durante la quale il fatturato è salito alla cifra record di 475 milioni di euro, con il concomitante abbassamento del tetto ingaggi da 275 a 260 milioni di euro. Numeri importanti, che confermano la caratura a livello mondiale di un club che però non riesce ad ottenere risultati a livello di competizioni continentali.
Un neo che contraddistingue la storia del City di Mansour e che se raffrontato agli investimenti effettuati non fa propriamente sorridere. Così come non fa sorridere la notizia secondo la quale la Fifa starebbe indagando sull’operazione che ha portato Elaquim Mangala dal Porto al Manchester City. Il trasferimento, avvenuto nell’estate del 2014 per 40 milioni di euro, avrebbe coinvolto fondi di investimento, tra cui la Doyen Sport, ma ad insospettire la Fifa sarebbe stato il comportamento del Porto, che avrebbe violato norme relative alle proprietà di soggetti terzi. Un portavoce della federazione mondiale avrebbe confermato l’operazione, mentre Nelio Lucas, amministratore della Doyen non ha voluto commentare.
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