L’ex portiere Matteo Sereni, lo ricordiamo con le maglie di Torino, Lazio e Brescia, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere con l’accusa di abusi sui minori. È questa la sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Tempio Pausania, ma la vicenda è molto più complessa di quello che sembra. I fatti risalgono all’estate del 2009 e sarebbero stati commessi in una villa della Costa Smeralda. L’ex calciatore avrebbe abusato della figlia minorenne, accusa che gli è stata diretta dalla sua ex moglie Silvia Cantoro, con la quale la separazione è stata tutt’altro che cordiale. Sereni oltre alla condanna si è visto revocare anche la patria potestà.

Con lui sono indagate altre persone per favoreggiamento personale, si tratta di un’assistente sociale, di una suora che gestisce un istituto religioso e della psicologa che si occupò del caso per conto del tribunale di Genova. Sereni si è sempre dichiarato estraneo alle accuse che gli sono state mosse e dopo la sentenza di oggi ha dichiarato di essere sconvolto e di aver perso fiducia nella giustizia, ha poi aggiunto: “L’unica cosa che mi mantiene vivo è sapere che i miei figli conoscono la verità”. I suoi avvocati hanno definito la sentenza “gravemente ingiusta” e hanno preannunciato che sarà appellata. I legali hanno sottolineato come il processo nasca dalla denuncia dell’ex moglie e hanno parlato di “asperrima separazione coniugale”, sottolineando poi come anche la stessa bambina, presunta vittima degli abusi, abbia ammesso successivamente che le accuse rivolte al padre non fossero vere.

Trionfali i toni dell’avvocato della Cantoro che si è detto soddisfatto dalla sentenza, anche se quest’ultima non potrà mai ripagare degli eventuali danni, anche psicologici, subiti dalle vittime. Una storia strana, tutt’altro che conclusa, frutto della battaglia di due adulti dove i figli, purtroppo giovani, sono le uniche vittime.

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ultimo aggiornamento: 30-06-2015