Sandro Mazzola, ex centravanti dell’Inter, si racconta a cuore aperto in un’intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’. Dai primi calci all’apice della carriera, l’ex centravanti nerazzurro tocca anche l’argomento doping e si scatena subito un putiferio: a distanza di tanti anni, infatti, Sandro Mazzola confermerebbe le denunce del fratello Ferruccio in merito alla somministrazione di ‘strani’ caffè. Alla precisa domanda “C’era doping ai suoi tempi, come molti, compreso Ferruccio, hanno sostenuto?”, Mazzola risponde così:
“Le cose sono vere. Io ad un certo punto cominciai ad avere, in campo, dei fortissimi giramenti di testa. Andai dal medico che mi fece fare tutte le analisi e mi disse che dovevo fermarmi, che avevo problemi grossi. Mi disse – ricorda – che dovevo stare fuori almeno sei mesi. Ma questo Herrera non lo voleva. Da dove nascevano quei valori sballati? Non lo so. Ma so che, prima della partita, ci davano sempre un caffè. Non so cosa ci fosse dentro. Ricordo che un mio compagno, Szymaniak, mi chiese se prendevo la simpamina. Io non sapevo cosa fosse ma qualcosa che non andava, qualcosa di strano, c’era”.
Dichiarazioni che fanno cadere con tanti anni di distanza l’ostracismo nei confronti di Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro scomparso il 7 maggio del 2013. Nel 2004, al termine di una carriera non all’altezza probabilmente del cognome che portava, l’ex calciatore e allenatore pubblicò un libro dal titolo “Il Terzo Incomodo”, la biografia tramite la quale denunciava l’esistenza di pratiche dopanti nel calcio sin dagli anni ’60. La storia dei caffè, venne fuori per la prima volta proprio da quel libro, nel quale Ferruccio Mazzola raccontava addirittura di gente capace di scalare un pullman in corsa dopo averne bevuto uno. Inoltre, l’ex calciatore dell’Inter legava alcuni deceduti celebri alle pratiche dopanti dell’epoca, tanto da “guadagnarsi” anche una querela per diffamazione da parte del presidente dell’Inter Giacinto Facchetti. La richiesta danni di 3 milioni di euro fu però respinta dal giudice, che non ravvisò nulla di diffamatorio nelle denunce di Ferruccio Mazzola, condannando invece l’Inter al pagamento delle spese processuali.
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