Continuano le indagini sulla fondazione benefica Messi & Friends, che fa capo al centravanti argentino del Barcellona. Secondo la Guardia Civil spagnola e la Dea (l’antidroga degli Stati Uniti), attorno alla fondazione della ‘Pulce’ ci sarebbero dei strani giri di denaro, tra cui anche i proventi del narcotraffico internazionale. Inoltre, l’accusa sostiene che i proventi di alcuni eventi benefici sarebbero stati utilizzati per pagare le stelle del calcio mondiale che hanno risposto di volta in volta all’appello di Messi.
Frode fiscale e riciclaggio: sono queste le ipotesi di reato per le quali sono in corso due indagini separate ma parallele: una condotta dall’Unità operativa centrale della Guardia Civil spagnola; l’altra della Dea, l’antidroga degli USA che ha ormai da tempo nel mirino la fondazione di Lionel Messi. La notizia trova spazio oggi su alcuni dei più noti quotidiani del mondo, tra cui ‘Der Spiegel’ in Germani ed ‘El Mundo’ in Spagna, dove Messi gioca ormai da anni con la maglia del Barcellona. L’inchiesta prosegue spedita e pare che ci sia qualcosa di strano nei giri di denaro connessi alle partite organizzate da Messi & Friends.
Per assistere dal vivo ad alcuni eventi benefici della fondazione di Messi in Sud America, Stati Uniti e Messico, gli spettatori sono arrivati a pagare anche 2.500 dollari, ma a quanto pare gli incassi milionari non sarebbero andati integralmente per aiutare i rifugiati siriani in Giordania e i bimbi malati dell’Argentina. Le indagini della Guardia Civil sono partite circa un anno fa e sarebbero giunte alla conclusione che una parte dei proventi della fondazione sia stata utilizzata per pagare i big del calcio mondiale che avrebbero invece dovuto prestale la propria opera a titolo gratuito. Nel mirino degli investigatori, ci sarebbero soprattutto 1,3 milioni di dollari versati su un conto presso la Carribean Nationa Bank di Curaçao, un paradiso fiscale. Dell’operazione se ne sarebbe occupato Guillermo Marin, amico di Messi e del papà Jorge Oracio, che ha acquistato i diritti di marketing della fondazione negli anni 2012-2013 per poi rivenderli agli organizzatori locali. Marin avrebbe ammesso il conto caraibico ma non avrebbe dato spiegazioni in merito alle cifre e al loro impiego.
Sia Marin, sia i calciatori fin qui interrogati (tra gli altri anche Dani Alves e Macherano), hanno negato di aver percepito soldi per partecipare agli eventi benefici, ma ci sarebbero una serie di email inviate agli agenti dei giocatori, che confermerebbero i sospetti degli inquirenti.
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