Se la vostra giornata si è rivelata particolarmente noiosa, potete farvi un paio di risate con le prime dichiarazioni ufficiali di Luis Suarez dopo l’ormai famoso morso rifilato a Giorgio Chiellini che gli è costato sia l’abbandono anzitempo dal mondiale, con l’Uruguay in procinto di giocare gli ottavi di finale contro la Colombia, che una maxi-squalifica pari a nove turni e quattro mesi lontano dai campi di gioco.
Dopo le difese a mezzo stampa perpetrate dal capitano della nazionale uruguaiana, Diego Lugano, dal commissario tecnico della Celeste, Oscar Tabarez, da Diego Armando Maradona e perfino dal capo di Stato uruguaiano José Mujica (che ha dimostrato che tutto il mondo tristemente è paese) è toccato allo stesso Luis Suarez tentare una disperata arringa difensiva.
In casi come questi, quando ci si scomoda a difendere l’indifendibile anziché condannare fermamente i gesti violenti, è ovvio che anche il diretto interessato si convinca da solo di essere innocente e di essere vittima di una clamorosa ingiustizia.
Come volevasi dimostrare, appunto, Luis Suarez, in una lettera indirizzata alla Fifa, ha fermamente negato il suo gesto sconsiderato, ultimo di una lunga serie, fornendo una particolare quanto originale versione personale:
Non è stato un morso volontario, ho solo perso l’equilibrio. E’ stato un gesto involontario, non volevo mordere. In nessun modo è andata come è stato descritto, ovvero un morso o un’intenzione di mordere. Dopo l’impatto ho perso l’equilibrio, rendendo il mio corpo instabile e cadendo sulla parte superiore del mio avversario. In quel momento, ho sbattuto la mia faccia contro il giocatore, procurandomi un piccolo livido sulla guancia e un forte dolore tra i denti.
La lettera è stata scritta e consegnata alla Fifa mercoledì 25 giugno. E’ probabile che, nel quartier generale della Fifa, non abbiano ancora terminato di ridere.
Quella di Suarez, è una mossa che non stupisce affatto. Quando ammettere le proprie responsabilità si rivelerebbe un atto dignitoso e molto più che riparatorio, si preferisce sempre la strada più subdola, la più svilente, ossia negare fermamente il tutto, anche dinanzi all’evidenza.
D’altronde, stiamo parlando di un tizio che, dopo aver offeso Patrick Evra con insulti razzisti e scontato una giustissima squalifica pari a otto giornate, ha addirittura reagito male all’ammirevole richiesta di fare pace avanzatagli dal terzino del Manchester United, negandogli addirittura la classica stretta di mano pre-partita.
Questa delirante lettera alla Fifa è solo un altro trofeo aggiunto a questo suo particolare e personale palmares della follia.
Terminiamo, facendo i più vivi complimenti (ovviamente ironici) a chi ha ancora il coraggio di difenderlo.
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