Josè Mourinho da ieri ha intrapreso una nuova battaglia nel mondo del calcio, auto-proclamandosi nemico giurato dei tuffatori di professione. Il caso nasce dopo quanto avvenuto nell’ultimo turno di Champions League: il rigore conquistato in maniera generosissima da Balotelli contro l’Ajax e l’espulsione di Scott Brown del Celtic per il fallo su Neymar del Barcellona (anche nella Confederations Cup il brasiliano è stato bersagliato dai detrattori che lo accusano di simulare un po’ troppo frequentemente).
L’allenatore del Chelsea in un’intervista rilasciata al Telegraph ha fatto intendere che anche in Champions c’è la cultura del tuffo e si è detto preoccupato per questa “triste” tendenza, per combattere la quale ha chiesto l’immediato intervento dell’Uefa:
In alcuni paesi, se non ti butti sei considerato ingenuo perché gli altri lo fanno. Lo si è visto anche l’ultima settimana in Champions League. È compito delle autorità calcistiche intervenire. Anche in questo caso, non sono nessuno, do solo il mio piccolo parere. La prossima settimana capiterà di nuovo se non si interviene. Si tratta di una priorità.
Il tecnico portoghese ha inoltre assicurato che nelle sue squadre vige (o quasi) il divieto di simulazione per i calciatori:
I miei giocatori sanno che avranno problemi con me se si tuffano. Gli ho raccontato tante volte che è sbagliato, che è una cosa che odio. Se un giorno vincerò la partita nella quale i miei giocatori non si sono comportati correttamente, lo dirò.
Mou ha rivelato di aver parlato di questo anche con Drogba e Robben, i due calciatori che ai tempi del Chelsea erano maggiormente accusati da avversari e critica di cadere in maniera troppo facile per terra.
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