Questa sera il Napoli di Rafa Benitez affronterà lo Slovan Bratislava, nel secondo impegno del girone eliminatorio di Europa League. Sarà un banco di prova importante per gli azzurri, che cercano la continuità dopo essere tornati alla vittoria lo scorso weekend contro il Sassuolo. Proprio con la maglia dei neroverdi gioca oggi l’ex capitano Paolo Cannavaro, costretto a lasciare i partenopei poiché accantonato dal tecnico spagnolo. Dopo essere stato uno dei principali protagonisti delle buone stagioni sotto la guida tecnica di Walter Mazzarri, con l’arrivo di Benitez, Cannavaro ha dovuto fare i conti con una dura realtà, tanto da convincersi che la cosa migliore fosse cambiare aria.
Oggi, a 33 anni, il difensore del Sassuolo è felice della propria collocazione alla corte di Squinzi, ma il cuore rimane sempre a Napoli e alle sorti della squadra partenopea, con la cui casacca sperava di chiudere la carriera da calciatore. Non è stato possibile per via di scelte tecniche diverse fatte dal Napoli, ma anche di un rapporto molto difficile con Aurelio De Laurentiis e Rafa Benitez durante gli ultimi mesi in Campania. “Sognavo di chiudere la carriera a Napoli – esordisce Cannavaro a ‘Il Mattino’ – ma non è stato possibile”.
Prima di arrivare a vestire la maglia della prima squadra del Napoli, oltre che la fascia di capitano, Cannavaro ha giocato a Parma e Verona, poi il secondo addio per trovare continuità di presenze a Sassuolo:
“È stato come andare di nuovo via di casa – prosegue il difensore campano – , come quando da piccolo andai al Parma. Il Napoli è la mia squadra, quella maglia è la mia pelle, non riesco ad affrontarlo come se fosse un avversario. Sto male al pensiero che tra cinque mesi dovrò tornare al San Paolo, spero che ci sia Fabio (il fratello, ndr) a darmi una mano. Non ce l’ho con Benitez o con De Laurentiis, le storie finiscono e alla fine accetti tutto, solo che ti domandi il perché. Benitez doveva darmi qualche altra possibilità per dimostrare il mio valore. In ogni caso non sono deluso da De Laurentiis, lui mi ha dato tanto e lo ringrazio ancora”.
Insomma, c’è dispiacere per aver lasciato Napoli e il Napoli, ma nessun livore nei confronti del tecnico e soprattutto del presidente. Sta di fatto, però, che Cannavaro si inserisce sulla stessa lunghezza d’onda di Goran Pandev, che quando firmò per il Galatasaray, sostenne che De Laurentiis con Benitez aveva smantellato un gruppo vincente per far posto a calciatori di dubbio valore. Da qui la crisi dalla quale la società sta cercando di uscire dopo la prematura eliminazione dalla Champions League:
“C’è troppo malcontento, la squadra lo percepisce, mica vive sulla luna. A forza di dire che questo Napoli è malato, si è ammalato sul serio. Non bisogna fasciarsi adesso la testa, le sentenze non si fanno dopo poche giornate. Se si tira 30 volte vuol dire che si sta bene. Scudetto? Certo che ci credo – prosegue Cannavaro – , possiamo vincerlo, ho anche minacciato Callejon. Forse però ci sono troppi volti nuovi: si può anche cedere Cannavaro, ma perché cambiare tutto il gruppo? A Napoli è stato cancellato un gruppo che aveva raggiunto risultati fantastici, bastava fare solo qualche innesto. La ferita con i Bilbao è ancora aperta e c’è la delusione di non poter fare la Champions. Come se ne esce? Vincendo. Non bastano le chiacchiere di Benitez o i proclami della società. I giocatori devono vincere – conclude – , cosi si riporta l’entusiasmo al San Paolo”.
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