E anche il calciomercato di gennaio 2015 è andato. Buon anno, verrebbe a dire. In realtà, il mercato di riparazione deve funzionare per meno di un semestre. E’ la sessione dell’obiettivo minimo, dentro un sistema Italia dove il grano pare averlo soltanto il Sassuolo che questa volta neppure aveva bisogno di utilizzarlo. Allora conta chi s’è mosso con acutezza, risparmio e stando sulle necessità: sui 20 difensori in carico al Milan sorvoliamo. Le fasce erano in sostanza tre: la corsa al posto Champions, meglio se senza preliminari, la svolta della stagione per mantenere salda l’Europa 2015/16 e, immancabile, la quota salvezza. Vincono per distacco nei rispettivi concorsi Napoli, Fiorentina e Chievo. Ecco perché.
Napoli. Terzo posto con la coda dietro e la Roma che singhiozza davanti. La svolta è stata la finale di Doha: ha ricompattato il gruppo e tolto di mezzo grossa parte delle parole sul rinnovo-non-rinnovo di Benitez. Poi quindi ha prevalso la ragionevolezza di Bigon, uomo mite, sull’esuberanza anche se adesso piuttosto distaccata di De Laurentiis. Ma soprattutto, è stata sconfitta “la piazza”. Gabbiadini con mossa anticipata e Strinic per saldare una corsia ballerina danno vivacità e sobrietà. La struttura resta quella. E chi indossa giallorosso ha di che preoccuparsi (se non succede un cataclisma a Gonzalo Higuain).
Fiorentina. Annaspare vivendo su un uomo solo. E poi essere costretti a cederlo (clausola). E non poter rimpiazzarlo (tanto sul mercato di gente come Cuadrado fino all’estate non ce n’è). Come sopravvivere? Con l’usato sicuro, facendo anche numero davanti e cercando l’azzeccagarbugli a costo minimo (Salah, e poi si vedrà). Gomez e Babacar resistono, ma adesso tocca a Montella dimostrare di essere il bravissimo allenatore che in tanti hanno visto. Ha le carte in mano. Senza più il solito alibi (inconscio) di Giuseppe Rossi.
Chievo. Se il Cagliari si sveglia son dolori. Per prevenire, senza sforare i budget, serve tirar fuori gli storici buoni rapporti e il culto della simpatia. Più un guizzo. Maran ha ottenuto il massimo possibile (a parte l’incognita Necid, che può restare dov’è con buona pace di Mino Raiola). Ovvero: Mattiello dalla Juve per la freschezza sulla fascia sinistra, Pozzi in avanti che tanto è la controfigura soltanto più arrugginita di Paloschi (tipici attaccanti da Chievo, non scherziamo). Infine il greco Feftatzidis, scelto con il misurino, voluto dal tecnico che in lui vede esattamente ciò gli dette El Papu Gomez a Catania. Scelta che ci può stare. Alla grande. Salvezza quasi garantita.
Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG