La battaglia tra la Figc e l’Aia per la modifica del sistema di designazioni arbitrali rischia di creare un piccolo terremoto nel calcio italiano. La proposta di Lotito legata al sorteggio arbitrale integrale e avanzata dopo alcuni arbitraggi insufficienti per la Lazio, non trova consensi ai vertici dall’Associazione Italiana Arbitri. Marcello Nicchi, il presidente degli arbitri italiani, rifiuta categoricamente tale tipo di iniziativa:
“Abbiamo piena fiducia negli arbitri e nei nostri allenatori. Forse qualcuno ha la memoria corta e si è dimenticato che cosa è accaduto negli anni scorsi con sorteggi e griglie (leggasi alla voce Calciopoli). Se qualcuno ha nostalgia del passato, mi dispiace per lui. Noi guardiamo avanti. Con le designazioni ci assumiamo le nostre responsabilità. Chi le fa deve valutare cento fattori e individuare l’arbitro giusto per quella partita. Poi si può anche sbagliare, come capita a un tecnico con i giocatori. Ecco, mi è venuta un’idea: siamo disponibili a fare il sorteggio se la Lega di A impone ai club il sorteggio degli undici da mandare in campo. È una battuta, ma fa capire bene perché quella richiesta è irricevibile”.
La malcelata irritazione di Nicchi, in realtà, rivela dissidi tra due istituzioni e due schieramenti. Attriti iniziati con l’elezione di Tavecchio, quando l’Aia preferì appoggiare Albertini nella corsa alla poltrona di presidente federale. Contrasti tra due fazioni che si sono intensificati con il taglio di bilancio destinato all’Aia e deciso dalla Federazione (circa 4 milioni su complessivi 50 milioni annui) e riaccesi in seguito alle recenti dichiarazioni di Tavecchio che annunciava l’abolizione degli arbitri di porta con conseguente apertura alla tecnologia.
A far imbestialire Nicchi ci sarebbe anche il probabile ‘no’ alle riforme dello statuto presentate dall’Aia, che prevede il quorum abbassato dal 66 al 55% per ottenere la rielezione di presidente al terzo mandato. Per l’introduzione del sorteggio integrale Cagliari, Genoa, Verona e Palermo sposerebbero la linea di Lotito e della Lazio. Juventus, Roma, Sampdoria ed Empoli sono contrarie, mentre le restanti undici, tra cui Fiorentina e Napoli, si tirerebbero fuori dalla contesta scegliendo l’astensionismo, almeno per il momento.
Il presidente dell’AIA attacca la FIGC per il suo appoggio (in realtà non ancora formalizzato) alla proposta del sorteggio integrale e rivela un retroscena di Lotito:
“Mi sorprende che la Federcalcio faccia da sponda a una cosa simile. Anzi, non mi meraviglia. È sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo. Ci sono fatti gravissimi. Mi risulta che lunedì Lotito abbia aggredito verbalmente il designatore della B, Stefano Farina. Che tra l’altro non c’entra nulla con Gervasoni. Le risulta sia stato deferito? A me no, restiamo in attesa. Noi non ce l’abbiamo con nessuno. Forse altri sono risentiti con noi”.
Nicchi vorrebbe una sorta di rivoluzione culturale (anche noi, ma alle parole dovrebbero seguire i fatti…):
“Sono stufo di attacchi agli arbitri. E poi per cosa, una espulsione sacrosanta di un portiere? Non è colpa nostra se la regola è sbagliata. Vada Lotito all’Ifab e vediamo se lo stanno ad ascoltare. L’altra sera ho visto una partita di Premier League. L’arbitro fischiava, ammoniva e mostrava il rosso senza subire una protesta, i tifosi facevano il tifo e in tribuna c’erano famiglie con bambini. Una festa. Abbiamo visto come sono ridotti gli stadi italiani? Il clima da battaglia che c’è in campo, le continue lamentele, le liti tra presidenti… Ma che calcio è questo?”.
Tavecchio, il presidente della Figc, prova a spegnere il focolaio:
“Io non ho fatto nessuna apertura (al sorteggio integrale, ndr), perché queste decisioni non sono di competenza del presidente, si discuterà in consiglio federale e se questa sarà un’ipotesi andrà a regime, ma terremo conto dell’opinione dell’Aia». Così il presidente della Figc, Carlo Tavecchio ha risposto all’attacco di Marcello Nicchi, numero uno dell’Aia, sull’ipotesi di passare al sorteggio arbitrale dalla prossima stagione. La risposta di Nicchi? Non capisco. Io non mi sono espresso sulla modalità di gestione delle designazioni arbitrali, io mi sono limitato a dire che l’Aia è uno dei carri del sistema sportivo italiano e che, qualora e davanti a richieste presentate, saranno valutate nelle sedi opportune. Questo è quanto, tutto il resto non lo capisco”.
E sui fondi tagliati all’Aia prova a spiegare la posizione della Federcalcio:
“Non riesco a vedere cosa c’entra la polemica dell’11 agosto con Albertini. Io il 12 agosto ho finito e non ricordo di essere maggioranza o minoranza. Sono il presidente federale e basta. L’Aia ha ottenuto da questa presidenza cose che non ha ottenuto in 50 anni, uno dei primi provvedimenti è stato il riconoscimento del codice fiscale per tutte le sezioni arbitrali, un’autonomia di ricchezza sul territorio. Abbiamo poi concesso, la possibilità di sanzionare chi ha fatto atti di violenza all’Aia con provvedimenti di natura economica, abbiamo assegnato all’Aia un funzionario specifico per quanto riguarda la ricerca di fondi».«Io ho chiesto una decurtazione dell’8 per cento, che non è fatta per gli arbitri di serie A e serie B, ho chiesto che si faccia una valutazione sul territorio delle designazioni oltre un certo numero di chilometri», ha poi spiegato Tavecchio, sui tagli in bilancio per gli arbitri: «Riconosco che l’Aia è una fonte di volontariato, però il problema è che ci sono 700 mila partite l’anno. Davanti ad uno studio tecnico della questione, si possono fare dei risparmi. Rispetto ai 25 milioni in meno che ci ha dato il Coni, l’incidenza dell’Aia dovrebbe essere relativa. I fondi che noi riceviamo dal Coni, quindi pubblici, sono per la maggior parte attribuiti all’Aia che ha un budget di circa 50 milioni. In un bilancio che ha 161 milioni di entrate, un centro di costo di 61 milioni, 50 milioni di fondi che vengono dallo Stato, necessita di un controllo assoluto”.
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