La soluzione era lì, sotto gli occhi di tutti, eppure Maurizio Zamparini in estate aveva voluto fare di testa sua: come affrontare la Serie B dopo una sciagurata retrocessione? Problema neanche da porsi l’estate scorsa, quando il Palermo decise di affidarsi a Gennaro Gattuso per una pronta risalita in massima serie. Ma come era possibile essere così ottimisti nei confronti di un allenatore debuttante quando sulla piazza, libero da vincoli contrattuali, c’era un certo Beppe Iachini, un mastino di Ascoli Piceno che aveva già incrociato la sua strada professionale tanto con Zamparini quanto col sodalizio rosanero? Dopo due giornate, e i primi mugugni, Perinetti con l’assenso del presidente aveva avviato i sondaggi, alla sesta il Ringhio nazionale è stato esonerato e così nel capoluogo siciliano hanno potuto tirare un sospiro di sollievo: è sbarcato “mister promozione” Iachini, con lui non ci si sbaglia.

Il resto è storia: i rosanero col trainer marchigiano in panchina hanno collezionato la bellezza di 71 punti in 31 partite, nelle ultime undici ne ha vinte 10, ma soprattutto ha cementato un gruppo valorizzando giovani, facendo sentire importanti i “big” e dando fiducia ai più anziani, staccando il pass per la Serie A con largo anticipo e meritandosi affetto e soprattutto la riconferma per il prossimo anno. Secondo il patron palermitano è lui il vero “top player” della squadra che ha ammazzato il campionato di B edizione 2013/14:

“Ho capito che saremmo andati in A dopo la vittoria a Varese. Uomo copertina? Senza dubbi è Iachini. Lui è il nostro top-player. Un allenatore bravissimo, caparbio, con la testa sulle spalle e non come tanti altri allenatori che credono di avere inventato il calcio. Lui è una garanzia, lo avevo contattato già alla seconda giornata ma poi non se ne fece più nulla. È stato il destino a farci incontrare, la B del resto mi ha permesso di arrivare a lui. Sono molto contento del suo operato e lo ribadisco per l’ennesima volta, sarà ancora con noi. Si è meritato questa serie A. Uguale a Guidolin? Sì, forse qualcosa, ma Iachini ha un grande temperamento e prima della partita trasmette rabbia e forza ai suoi giocatori. Guidolin invece trasmetteva tutto il suo stress. Iachini è un personaggio positivo”.

Cappellino perennemente incollato alla testa, non un vezzo ma una necessità per un problema agli occhi quando esposti al sole, Iachini non ha ormai bisogno di presentazioni in cadetteria, anche se esistono molti detrattori che non lo reputano abbastanza bravo per fare bene anche in Serie A. Il suo curriculum da calciatore già forniva indicazioni sul suo temperamento, amato ovunque andato a dettar legge con muscoli e polmoni nel centro del campo, idolo anche a Palermo (che non lo aveva mai dimenticato dopo quel gol al Milan a San Siro in Coppa Italia) e Venezia, squadra guarda caso di Zamparini.

Ma è in panchina che ha dimostrato tutto il suo valore nettamente sopra la media: dopo l’ottima gavetta a Cesena (play-off di C1 persi col Pisa) e Vicenza (salvezza tranquilla in B), da Piacenza in poi non ha sbagliato un colpo; con gli emiliani arrivò quarto ma fu come vincere il campionato dato che avanti a loro arrivarono Juve, Napoli e Genoa (con tanti saluti ai play-off), vinse in scioltezza col Chievo, unico caso in cui poté lavorare con calma dal ritiro estivo, quindi subentrò a Cavasin a Brescia (promozione nella finale play-off contro il Torino), a Atzori alla Sampdoria (di nuovo salto di categoria ai danni del Varese) e appunto a Gattuso, mettendo in bacheca la quarta promozione. Nessuno come lui, che ora ha la possibilità di dimostrare il suo valore anche nell’elite del calcio italiano: Brescia e Siena le uniche esperienze, al Barbera gli promettono pazienza e amore.

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ultimo aggiornamento: 05-05-2014