Sono stati i “senatori” dell’Italia a sfiduciare Cesare Prandelli dopo lo ‘0-1 contro l’Uruguay ai Mondiali. La rivelazione arriva dalla Gazzetta dello Sport di oggi. Quattro anni fa, il commissario tecnico e il gruppo azzurro fecero una sorta di patto: “Vi propongo una sfida nuova: teniamo palla e attacchiamo sempre e comunque. Ci state?”. Buffon e compagni aderirono con entusiasmo, conquistando il secondo posto a Euro 2012 e il terzo alla Confederations Cup dell’estate scorsa.
Qualcosa, però, poi si è rotto. Le convocazioni, Mario Balotelli, la scelta del quartier generale in Brasile, il modulo di gioco, il ritorno di Antonio Cassano, che la vecchia guardia aveva fatto fuori dopo gli Europei 2012. Fantantonio torna, si può dire, a furor di popolo dopo l’esclusione di Giuseppe Rossi. Insomma, fin dalle convocazioni, il gruppo azzurro rema contro Prandelli? Beh, non proprio.
Ma anche la scelta di Mangaratiba, un resort fin troppo tranquillo, non piace alla truppa. E alla Federazione, che avrebbe preferito un luogo più accessibile per tifosi e sponsor. Il modulo: Pirlo – dopo quattro anni in regia – si ritrova in uno schema nuovo, al fianco di Verratti. Troppe cose che non piacciono. La squadra si sfalda: vecchi contro giovani. Vecchi contro Prandelli.
Vecchi contro Balotelli. Sono in particolare gli juventini e Daniele De Rossi a dare addosso a SuperMario dopo l’Uruguay. Ma Balotelli è una scelta di Prandelli, quindi è il commissario tecnico il responsabile. Buffon e soci non si mordono la lingua questa volta: ribadiscono alcuni concetti pure davanti ai giornalisti. E’ la delegittimazione pubblica delle scelte del ct, che non vede quindi altra scelta se non quella di presentarsi lui stesso davanti ai media per dare le dimissioni.
Impossibile continuare a gestire questo gruppo. Qui ci si potrebbe dilungare sui limiti che lo spogliatoio dovrebbe imporsi: le scelte, infatti, spettano solo al selezionatore. Ma questa Nazionale ha dato la sensazione di aver sopportato in silenzio. Chiunque verrà dopo Prandelli, avrà una responsabilità enorme: affidarsi ancora ai vecchi, sapendo però che dovrà avere la loro approvazione sulle convocazioni, oppure puntare dritto sui giovani. Mettendo in conto l’inesperienza.
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