La Premier League è considerata uno dei campionati più competitivi e ricchi del Mondo, probabilmente il numero uno in Europa. Il fatturato dei loro top club rappresenta un miraggio per le società di fascia alta della nostra Serie A e il loro modello di business è uno dei più imitati nel Mondo. Dagli stadi al merchandising, i club inglesi sono maestri sotto diversi punti di vista e un’inchiesta effettuata dal ‘Guardian’ rivela ulteriori risvolti in merito alle tecniche adottate dalle società del massimo campionato britannico per monetizzare.
Negli ultimi tempi si è parlato tanto del caro biglietti e del fatto che spesso i tifosi inglesi debbano svenarsi per acquistare i ticket per le partite di Premier League, ma alcuni club non si accontentano solo di questi introiti, così come quelli provenienti dalla vendita di magliette e cappellini. Alcune società fanno cassa con i cosiddetti “package mascotte”. Avete presente i bambini che accompagnano tenendo per mano i calciatori sul terreno di gioco prima dell’inizio di un match? Ebbene, nella maggior parte dei casi i loro genitori hanno pagato profumatamente quel piccolo momento di gloria.
Secondo il tabloid, infatti, ben undici società di Premier League fanno pagare fino a 600 sterline (764 euro) per consentire l’accesso dei bambini al terreno di gioco prima delle gare. Le cifre più alte si pagano al West Ham, ma il ‘Guardian’ puntualizza come esistano anche nove club che non fanno pagare nulla ai genitori delle ‘mascotte’: si tratta, in rigoroso ordine alfabetico, di Arsenal, Aston Villa, Chelsea, Everton, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Southampton e Sunderland. Se si sommano i costi dei ‘package mascotte’ e dei kit ufficiali junior (maglietta e pantaloncini) venduti a circa 65 sterline, i tabloid sottolineano come “l’esperienza della Premier League sia ridotta ai soli figli dei benestanti”.
A scagliarsi contro la pratica di far pagare le ‘mascotte’ il ministro ombra dello Sport, Clive Efford:
“Una certa classe di ragazzini non potrà mai permettersi di fare la mascotte e, di fronte alle entrate significative dei club, questa è un’ingiustizia. Mi sembra ridicolo che alcuni di loro siano esclusi perché i loro genitori non se lo possono permettere”.
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