Il Genoa e il Palermo vivono il patema, imprevisto, di una situazione tanto inattesa quanto analoga: la Serie B è un rischio concreto, uno spauracchio che ha quasi la faccia della morte, e i simboli (e colpevoli) di questo scenario funereo sono coloro che hanno fatto il bello e il cattivo tempo dei loro club, cioè i presidente Preziosi e Zamparini.
Ma quali sono gli indizi concreti che accreditano anche oltre il sentire popolare e i luoghi comuni le sue massime cariche societarie come artefici dell’insuccesso? L’antipatia non centra. Nemmeno l’amore per il rischio, qualità che non fa parte del DNA di due figure in realtà assolutamente conservatrici al di là delle parole a effetto che riservano abbastanza sovente ai giornalisti.
C’è dell’altro, e calcisticamente è anche abbastanza semplice da cogliere: ci si riferisce al tremendismo affaristico, all’illusione di poter essere allenatori degli allenatori, alla tesseromania. L’ultima riguarda la mania per lo shopping compulsivo, fattore legato alla somma del primo difetto (comprare tanto a poco per vendere qualcosa a tantissimo) e dell’idea nemmeno troppo falsa che procuratori e intermediari stranieri siano più avvezzi ad impostare affari anche al limite della legalità.
Poi sotto la voce “tremendismo affaristico” ci entrano di diritto anche le strette relazioni con alcuni top club (preferibilmente il Milan che adopera con astuzia questa sorta di implicite ma strette collaborazioni) e il continuo ricambio degli uomini in rosa utilissimo a toccare continuamente gli attivi e passivi a bilancio.
Sul discorso invece del voler essere allenatore dell’allenatore si tocca il lato più strettamente calcistico ed è forse quello più deleterio a livello di impatto sul risultato agonistico: dopo anni di buoni successi, obiettivi ripetutamente centrati (anche passando dalla Serie B), la megalomania ha preso il sopravvento e come spesso accade la rotta si inverte e i lati peggiori vengono a galla. Ultimo dei quali l’ennesima sceneggiata prostra-allentatore messa in piedi da Preziosi con Ballardini nell’immediato dopogara di Genoa-Atalanta. Un pessimo modo per mettere la squadra alle corde proprio nel momento topico prestando il fianco a pressioni mediatiche che spesso hanno un clamoroso effetto-boomerang.
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