Probabilmente, la cosa pare certa, nel calcio di oggi i procuratori molto spesso consigliano male i propri assistiti, volenterosi di strappare qualche commissione di più ai presidenti più che fare il bene del calciatore: quel che c’è dietro alla vicenda di Mehdi Benatia, idolo della Roma dopo appena un anno e da qualche giorno smanioso di cambiare maglia, assomiglia molto a un pastrocchio su cui prima o poi ci saranno smentite, marce indietro ed effetti domino di quelli grotteschi. Per i più sbadati che si fossero persi l’antifona: Benatia l’anno scorso è approdato dall’Udinese alla Roma firmando un contratto di cinque anni a 1,2 milioni a stagione; dopo un ottimo campionato e l’interessamento (pare) di club come Barcellona e Manchester City, il marocchino ha battuto cassa da Sabatini, pena la ferma volontà di lasciare l’Italia. Negli ambienti romani e non solo si vocifera che il club giallorosso abbia lui offerto un adeguamento contrattuale fino ad arrivare a 1,8 milioni l’anno, l’agente Moussa Sissoko lo ha esortato a non accettare e intanto è volato a Barcellona per trattare coi catalani, che subodorato il malessere hanno giocato al ribasso (e hanno trovato un muro per il suo cartellino). E allora subito sono arrivate smentite e marce indietro. Il suo procuratore ha detto a tuttomercatoweb:
“Mehdi non ha detto di voler andare via si è solo limitato, a domanda precisa sulla Roma e sul suo contratto, a rispondere che gli è stata fatta un’offerta dalla società ed è stata rifiutata. E allora? Non c’è niente di male, è la verità. Ma questo non vuol dire che se ne andrà, anche perché, faccio presente, è la Roma la titolare del cartellino del giocatore ed è il club a decidere. Mehdi non ha detto che sogna di andare al Barcellona, al Bayern o al City. È chiaro che l’interesse di questi club lo lusinghi, mi sembra normale. Da questa intervista si sono alimentati degli equivoci”.
Anche il giocatore ha voluto puntualizzare parlando alla Gazzetta dello Sport; a differenza di Sissoko, che ha cercato di dire e non dire non chiudendo alcuna porta, il difensore è più diretto e parla di cifre, di soldi, di opportunità. Probabilmente non riesce a ricucire come sperava. All’inizio ripercorre la trattativa di un anno fa “dandosi” i meriti del suo approdo nella capitale (gli era stato sconsigliato ma sposò il progetto guardandosi negli occhi con Sabatini), ma dopo le premesse va sul tecnico perdendosi un po’:
“Penso di aver dimostrato qualcosa, ma non ho mai fatto pesare nulla: né ciò che ho fatto in campo né fuori. Ma c’era un accordo, la Roma prima di firmare mi disse: “Bena, sappiamo che meriti di più e che hai rifiutato tanti soldi. Vieni, dimostra che sei da Roma e se andiamo in Champions o vinciamo lo scudetto, ti faremo un bel contratto”. Ma mi è arrivata una proposta inaccettabile. Ho sentito dire che avrei chiesto 4 milioni annui, non sono mai arrivato neanche a 3. Il rinnovo di Pjanic (che guadagnerà 2,9 milioni l’anno più bonus che potrebbero farlo arrivare a 4, ndr)?. Non ho mai fatto paragoni con Mire, il centrocampista più forte del mondo. Non ho mai chiesto soldi in base al suo stipendio, ma per una vecchia promessa che mi era stata fatta. La società invece mi ha detto: “Tieni, prendi questi soldini in più”. Come a un bambino. “È questo e basta, non c’è trattativa”.”
La situazione è più delicata di quanto possa sembrare, il tiremmolla non finisce qua: da un lato la Roma che sorniona chiede non meno di 40 milioni per il suo cartellino e non arriva ai due milioni per un ipotetico (a questo punto difficile) adeguamento, dall’altro il calciatore che dopo aver giocato a carte scoperte dovrà rimettersi in carreggiata. I tifosi non dimenticano, il Barcellona sembra si sia defilato una volta appurate le richieste del club capitolino, Sissoko ci proverà col Manchester City. Intrecci e intrighi che vanno oltre delle dichiarazioni di facciata. Ah, i soldi…
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