La Gazzetta dello Sport ha voluto celebrare il ritorno in campo e al gol di Mattia Destro con un’intervista ripresa anche in prima pagina. L’attaccante della Roma a gennaio scorso si era fermato per un infortunio al menisco esterno del ginocchio sinistro; dopo l’operazione il giocatore tornò a disposizione, ma mai al 100% della forma, come gli Europei Under 21 dimostrarono. Così dopo una lunga e misteriosa nuova rieducazione, Destro è tornato a segnare due domeniche fa contro la Fiorentina e lunedì contro il Milan. Il 22enne, acquistato dalla Roma due estati fa per ben 16 milioni, sta così dimostrando di non essere stato sopravvalutato. Quando gli è stato ricordato che qualcuno ha scritto che era ormai un giocatore finito, ha risposto:
Diciamo che adesso sono tornato calciatore. Se bravo o meno, lo lascio giudicare agli altri.
Destro, che ha assicurato di non aver mai davvero pensato al ritiro, si è detto convinto che la Roma possa puntare allo scudetto “perché siamo forti, perché giochiamo bene e perché c’è un grande gruppo”, anche se la Juve è abituata a vincere. Il centravanti giallorosso è tornato poi ad elogiare Balotelli, con il quale ha fatto coppia ai tempi della Primavera dell’Inter, ribadendo che lui “è il più forte attaccante italiano”. Quindi sulla possibile convocazione di Prandelli per i Mondiali 2014, nei quali Destro potrebbe – potenzialmente e molto probabilmente solo teoricamente – comporre il tridente offensivo insieme a Mario e Giuseppe Rossi, ha detto:
Sarebbe un sogno. Loro due ci saranno di sicuro, io ho solo paura che avere troppi obiettivi mi possano distogliere da ciò che faccio.
Prima di mostrare riconoscenza in particolare a Sannino, Destro ha detto che “per me i ‘buu’ non sono solo una maniera razzista di esprimersi” anche se ha precisato che “non bisogna farli”. Infine la curiosità. Quando al giovane calciatore è stato chiesto quale fosse l’ultimo libro letto, ecco la risposta:
È stato 4 anni fa. Era un libro di guerra… Ma non ricordo di che guerra parlasse. (…) Io ci provo, inizio, ma poi non ce la faccio e lascio perdere.
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