Quando mise piede a Trigoria, il difensore Tin Jedvaj non aveva ancora 18 anni eppure per aggiudicarsi il suo cartellino la Roma aveva sborsato la bellezza di cinque milioni di euro; la Dinamo Zagabria, formazione leader del calcio croato, gli aveva dato una maglia da titolare che era poco più che un ragazzino, 13 presenze e un gol, gli occhi degli osservatori internazionali addosso, poi arrivò Walter Sabatini col cash sonante e se lo portò in Italia. Ma se con Zeman era esploso Marquinhos appena dodici mesi prima, con Garcia il giochino non si è ripetuto: panchine, panchine e ancora panchine, per 29 volte non si alza dallo scranno, il giovane e imberbe Jedvaj l’anno passato risulta il più classico degli oggetti misteriosi, vedendo il campo solo contro il Genoa (sette minuti all’andata, tutta la partita durante l’ultima di campionato, pure ammonito).
Così finisce la stagione e per lui le delusioni sono infinitamente di più rispetto alle soddisfazioni; Garcia non lo vede, la società però sa che quel biondino, classe ’95 di professione stopper, ha le qualità per sfondare ma evidentemente per puntare in alto in Italia e in Europa c’è bisogno di giocatori pronti. Manolas, Yanga-Mbiwa, Astori, gente così. Perciò Jedvaj spinge per cambiare aria e Sabatini lo accontenta subito, addirittura l’11 giugno: prestito biennale al Bayer Leverkusen con diritto di riscatto a favore delle aspirine e contro-riscatto per i giallorossi. Questi gli accordi di massima, poi la Roma giallorossa si dimentica di lui e intanto a Leverkusen cominciano a conoscerlo. E ne rimangono folgorati: il tecnico Roger Schmidt gli consegna la maglia da titolare, gioca in Bundes e in Champions (e in Coppa di Lega, come ovvio), strabilia il popolo della BayArena.
E da Leverkusen Jedvaj parla chiaro:
“Il mio presente e futuro è qui al Bayer. In Italia giocano i calciatori più anziani e quindi con maggiore esperienza. Per questo non ho avuto possibilità di mettermi in mostra. La Serie A è stata un’esperienza da superare”.
Rudi Voeller, personaggio che dalle parti di Trigoria ben conoscono, è attualmente il direttore sportivo del Bayer e a novembre ha chiamato i suoi amici in Italia; come è ovvio che sia possiamo solo immaginare il tenore della chiamata dell’ex calciatore e allenatore romanista, un qualcosa del tipo: “Bene gli accordi di giugno, ma il ragazzo si è ambientato bene e da voi non vuole tornare, se vi dessimo 5-6 milioni subito e la chiudiamo qua?“. Sabatini ha risposto affermativamente, ma di soldi ne voleva il doppio (il 20% dei soldi incassati dalla sua cessione devono andare alla Dinamo Zagabria come accordi previ col club croato); Voeller si è spinto fino a metà strada e lì si è arrivati alla stretta di mano. Tin Jedvaj sarà tutto del Bayer Leverkusen per 7,5 milioni di euro, forse 8, non di più.
E così la Roma, che in teoria aveva la difesa del futuro già fatta (con lui e Romagnoli), si priva di un giocatore eclettico (gioca indifferentemente anche come terzino), solido e con ulteriori ampi margini di crescita, già due presenze con la Nazionale Maggiore della Croazia (nella foto in azione contro Messi) e un’esperienza che sta maturando a furia di partite di livello. Evidentemente Garcia reputa Jedvaj un giocatore di cui si può fare a meno (e stessa sorte potrebbe subire Uçan, così come successe a Romagnoli): Zeman non ottenne risultati esaltanti, ma intanto valorizzò alcuni giovani con le cessioni dei quali Sabatini ha potuto fare la squadra a Garcia. E questo forse indica che a Trigoria qualcosa non va, non come tutti vogliono far credere.
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