È difficile fare del calcio un conto matematico in quanto “scienza” inesatta per definizione. Eppure qualcosa questa Juventus la sta dicendo alle avversarie, anche solo velatamente: se giocate con il trequartista, uno che sia trequartista o abbia comunque le caratteristiche del trequartista, allora qualche grattacapo in più ce lo potete procurare. Il messaggio è subliminale, genera speranze (soprattutto in Italia) soltanto fino a un certo punto, ma pare più chiaro di quel che possa sembrare.
Veniamo ai fatti: contro il Real Madrid nella doppia sfida di Champions League i bianconeri ne sono usciti a testa alta. E questo Real Madrid, nonostante la gestione Ancelotti, non usava il trequartista. Lo usava invece il Galatasaray, problematico da affrontare sia all’andata che al ritorno per la presenza di Sneijder che disturbava Pirlo sia in possesso che in ‘non possesso’. E cosa dire dei primi 60 minuti di Cagliari con Cossu migliore in campo tra i sardi fino a quel momento? Infine il Toro, in modo anomalo ma conclamato guardando la partita: El Kaddouri andava lì a ricevere e la Juve annaspava pur senza subire troppo.
La sensazione era evidente: quella ricezione in zona Pirlo mette la Vecchia Signora in condizione di mostrare uno dei suoi pochissimi punti deboli. Anche perché Bonucci, da ultimo uomo, sceglie spesso di non andare ad accorciare per mantenersi ‘ordinato’ dietro.
Si tratta di una “zona di nessuno” che in molti potrebbero esplorare in questo finale di campionato, non fosse che in Serie A i trequartisti sono ormai una rarità; la Roma ha un Totti che lì non può più giocare per questioni di passo, mentre il Napoli schiera un atipico come Hamsik, l’unico a dar più fastidio altrove che in quella posizione ai bianconeri. Conte ci lavorerà, quindi, ma per ora può continuare a dormire sonni tranquilli.
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