In Danimarca è arrivato uno dei pareggi più inattesi per la Juventus di Antonio Conte che, proprio nello stesso stadio un anno fa ci lasciò due punti che la costrinsero ad un inseguimento non facile, ora dovrà guardarsi dai risultati del Galatasaray proprio contro i danesi e fare il proprio nel doppio confronto con i turchi. Al momento il Real Madrid pare su un altro pianeta (e per la qualificazione ha già prenotato uno dei due posti).
Tra le mille critiche che si stanno muovendo in direzione della squadra bianconera, ce n’è una su cui il tecnico deve continuare a riflettere: si tratta di Giovinco, delle sue caratteristiche tecniche e psicologiche, del suo karma, magari anche del destino. Conte è uno che crede anche in queste cose, quindi non verrà meno all’esercizio. Perché anche a Copenaghen, come accadde a Roma in Coppa Italia contro la Lazio e in alcune altre clamorose circostanze, il fantasista (impiegato ancora da punta centrale) ha avuto la palla della vittoria. Niente da fare.
Poi ci si può appendere anche al fatto che l’abbiano avuta Tevez, Vidal e Pogba, ma per Giovinco è un’altra cosa. Se ci sei, batti un colpo. Questo ti chiede il grande calcio quando vivi ad un passo dalla gloria (anche personale, con carriera magari che contestualmente svolta) e ad un passo dal sentirti in bilico. Niente da fare, appunto. Può quindi sembrare riduttivo, ma in realtà il fatto resta tra i più importanti: Giovinco non riesce proprio ad essere decisivo per la “sua” Juventus, la squadra con cui è cresciuto e con la quale forse non si consacrerà mai.
Per questo il suo tiro addosso al portiere (eroe per un giorno) Wiland ha un significato diverso rispetto agli “errori” dei suoi ormai affermati compagni. La svolta non è arrivata neppure questa volta, Conte ne prende atto e continuerà a difenderlo almeno pubblicamente. Ma a Torino c’è chi giura: il 2014 ci sarà di nuovo divorzio. Le speranze, insomma, sono scese ai minimi storici…
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