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Serie A, la corsa salvezza è apertissima: il check-up delle sei che rischiano la B

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Se i piani alti della classifica di Serie A non suggeriscono grandi sorprese da qui a maggio (sembra che le prime tre piazze siano già assegnate, anche se nel calcio mai dire mai), la lotta per non retrocedere in Serie B è quanto mai incerta e appassionante. Da ieri alle cinque pericolanti che battagliano da mesi per racimolare più punti possibili per mantenere la categoria, se n’è aggiunta un’altra, cioè il Cagliari che avrebbe mezzi tecnici ed esperienza decennale per tirarsi fuori ma che una serie di contingenze potrebbe costargli molto cara. Dunque oggi analizziamo una ad una le sei formazioni che occupano i bassifondi della graduatoria, per ognuna valuteremo la guida tecnica e societaria, la striscia di risultati (positivi o negativi) nelle ultime giornate e la bontà della rosa, tutti parametri che alla lunga potranno rivelarsi decisivi nel conseguimento dell’obiettivo; buona lettura, dunque, e non dimenticate di partecipare al sondaggio in fondo al post!

Cagliari – Punti 24

La sconfitta di ieri col Livorno ha messo non poca paura al popolo sardo: a gennaio il mercato ha privato la mediana dei rossoblu di Nainggolan, in porta Avramov non è un fuoriclasse e la squadra in generale non appare brillante come nelle scorse stagioni. I giocatori non sono male, il problema piuttosto è tutto nella società, col patron Cellino che si divide tra Miami e Leeds dopo aver ripudiato pubblicamente il Cagliari, un club che non si sa in quali mani andrà a finire e se potrà mai giocare in uno stadio decente; tutta questa incertezza di traduce in 4 punti messi in bacheca nelle sette giornate disputate nel 2014, troppo poco per non certificare una caduta che se non è proprio libera, per lo meno sta avvenendo con un paracadute molto difettoso.

Bologna – Punti 21

La cessione di capitan Diamanti in Cina poteva avere un doppio impatto sullo spogliatoio degli emiliani: o deprimeva ancor di più un ambiente già al limite di una crisi di nervi o avrebbe scatenato una reazione di orgoglio in giocatori a un tratto sentitisi responsabilizzati. Col cambio in panchina, fuori Pioli e dentro Ballardini, si sono visti timidi segnali di ripresa, tre pareggi di fila di cui due con Lazio e Napoli, quindi l’exploit della vittoria sul campo del Torino; sei punti in sei partite, ad oggi sarebbero salvi, anche se l’impressione è che i felsinei non riusciranno a cacciare fuori gli artigli più affilati nei momenti decisivi: tra il 9 e il 26 marzo si decidono tre quarti di stagione (Sassuolo, Livorno, Cagliari e Chievo, tutte di fila), chi prevede un tracollo?

Livorno – Punti 20

I labronici sono vivi e il merito è per gran parte da attribuire a mister Mimmo Di Carlo, un allenatore preparato con una idea ben precisa di calcio; appena arrivato in Toscana ha ridato fiducia a un ambiente depresso: in quattro partite il trainer ciociaro ha raccolto la bellezza di 7 punti, vincendo due scontri diretti e non perdendo sul caldo terreno di gioco del Massimino di Catania. Eppure Di Carlo non ha potuto dire la sua sul mercato di riparazione e ha dovuto arrangiarsi con quel che ha trovato più i due nuovi innesti che rispondono al nome di Mesbah e Belfodil (arrivato all’Ardenza con evidenti difficoltà fisiche); come per il Bologna, il Livorno pare in salute eppure un po’ per l’inesperienza un po’ per i valori tecnici potrebbe crollare da un momento all’altro.

Catania – Punti 19

Passare dall’ottavo posto della stagione scorsa a Cenerentola in quella attualmente in corso era in qualche modo, molto lungimirante, ipotizzabile ad agosto: il patron Pulvirenti aveva deciso di fare anche il mercato (dopo Lo Monaco aveva esautorato anche Gasparin) e così facendo aveva privato gli etnei di Lodi, Marchese e Gomez. Quando poi aveva esonerato Maran per De Canio la frittata pareva fatta e pronta per esser servita; merito di Pulvirenti è stato quello di ritornare sui suoi passi: di nuovo dentro Maran, ripreso Lodi, rimpolpata la mediana col portoghese Rinaudo, complice anche il rientro di Bergessio, ha ricreato al Massimino un giocattolo quanto meno decente. Non perdono da quattro partite (3 pari e il successo di ieri con la Lazio), hanno il vento in poppa e alchimie rodate. Ce la possono fare.

Chievo – Punti 18

In casa clivense si parla poco e si cerca sempre di fare fondamentalmente i fatti; così il momento nero dei mussi volanti (non vincono dall’8 dicembre!) non è uno psicodramma perché la situazione è ancora ampiamente aggiustabile e essere invischiati in tale fanghiglia è evenienza nota, con tante salvezze raggiunte in extremis quando gli addetti ai lavori davano già per spacciati i veronesi. I problemi sono tanti, Corini pare aver perso il controllo totale sui suoi ragazzi, però il calendario non ha aiutato e a questo pensano Campedelli e Sartori quando parlano di stare calmi e continuare a lavorare; domenica prossima al Bentegodi arriva il Catania, basterebbero tre punti per mettere il naso fuori dalla zona rossa. Non sarà facile rimanere in Serie A, servirà tutto lo spirito di una squadra che ha nel suo dna la propensione a meravigliare.

Sassuolo – Punti 17

E’ dura. Eppure è un peccato perché Squinzi ha i soldi e la passione, non evidentemente le competenze e forse neanche affetto verso i suoi tifosi che costringe a raggiungere ogni domenica Reggio Emilia. Secondo chi scrive i neroverdi avrebbero potuto fare un buon campionato se la società avesse difeso categoricamente e sin dall’inizio il gruppo estivo (stravolto sì, rispetto alla B, ma non tanto) e soprattutto mister Di Francesco, che ha dovuto lavorare sempre sui carboni ardenti. Certo, i numeri erano impietosi (prima del successo col Milan, cinque ko senza fare il becco di un gol), ma non è che dopo sia andata meglio (altri cinque sconfitte, tre di Malesani), soprattutto il mercato ha lasciato perplessi: rivoluzionare una squadra a gennaio con giocatori poco avvezzi a sfide salvezze, porterà i suoi frutti? Molti temono di no.

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