Aria pesantissima nelle redazioni di Marca, As, El Pais… La Spagna campione del mondo in carica è stata spazzata via in sole due partite dal mondiale brasiliano. Un uragano ha distrutto un’epopea di un calcio fatto di possesso palla e milioni di passaggi precisi. Crolla sotto le macerie anche un ideale calcistico, secondo alcuni siti sportivi. Come ogni disfatta che si rispetti i toni sulla stampa planetaria sono altisonanti, crudeli, forse esagerati. La Spagna ha vinto tutto in pochi anni e un fallimento, prima o poi, doveva arrivare. Ma desta scalpore il modo con cui è arrivato. Sanguinario, come nelle corride in cui il toro incorna il torero.
Spagna eliminata e umiliata | Siti spagnoli: “The End”
Sette gol subiti in due partite, uno solo segnato su rigore. I numeri tagliano come lame il castello di carta costruito da Del Bosque. Annientano anche il suo cavallo di battaglia, un brasiliano appositamente arruolato per conquistare il Brasile. “Diego Costa, esperimento fallito”, titola impietosamente Marca. L’attaccante dell’Atletico Madrid non si è visto, né sentito. Si sono sentiti distintamente, invece, i fischi assordanti dei suo connazionali ogni qualvolta toccava un pallone. Alla fine è dovuto uscire dopo 46 minuti dalla corrida comandata dai cileni. A testa bassa. Un disastro.
La Spagna fa la stessa fine di Francia e Italia, uscite da campioni in carica anzitempo dal mondiale. Ma la sconfitta della Roja, sicuramente più dura da digerire per le dimensioni, è diversa. Francia e Italia erano alla fine di un ciclo vincente per questioni anagrafiche, mentre il fallimento della Spagna sa molto di “pancia piena” e di giocatori spremuti nei vari club. La Roja ha ancora dalla sua parte il fattore età per molti suoi validi elementi del movimento calcistico, alcuni dei quali non contemplati nelle convocazioni di Del Bosque.
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