Finalmente il Paris Saint Germain può sorridere: nell’ambiente parigino non era ancora stata digerita, e forse mai lo sarebbe stata, la squalifica di due turni inflitta alla punta di diamante Zlatan Ibrahimovic, che si era reso protagonista di un fallo discutibile e alquanto scriteriato sul finire della gara di andata degli ottavi di finale di Champions League contro il Valencia. Per chi non ricordi la vicenda è presto detto: coi francesi in vantaggio di due gol a uno al Mestalla contro il Valencia, lo svedese era entrato col piede a martello sul difensore messicano degli iberici Andres Guardado; un fallo evitabile ma probabilmente non da rosso, non fosse altro perché alla fine il contatto era stato minimo.
Non era stato di questo avviso l’arbitro di Terni il parrucchiere Paolo Tagliavento che decise di estrarre il rosso diretto nei confronti dell’ex giocatore del Milan, capace di farsi espellere nella massima competizione per club europea con tre maglie diverse (Inter, Juve e appunto Psg), primato di cui vantarsi relativamente da spartire con l’ex compagno di squadra Patrick Vieira. Già quella sera Carlo Ancelotti aveva definito la decisione del fischietto italiano “incredibile”, ignaro però della squalifica che di lì a poco gli sarebbe stata inflitta: due giornate di squalifica, da cui partì subito il ricorso del club parigino. Che, come avrete intuito, oggi ha avuto l’esito sperato: contro il Barcellona Ibrahimovic ci sarà anche al Parco dei Principi martedì prossimo.
Al momento del sorteggio gli amanti del calcio, vedendo l’accoppiamento tra Psg e Barça, si erano consolati sapendo che almeno ci sarebbe stato il ritorno di Zlatan al Camp Nou dopo il divorzio non proprio pacifico col club blaugrana dopo una stagione in chiaroscuro tre anni fa; sapere che invece sarà della sfida sin dal primo atto non può che rendere più equilibrato il quarto di finale e al contempo più pepato, trasformando dunque in innocua la suddetta espulsione (con la giornata di squalifica scontata nel ritorno in casa contro il Valencia). Bravi i legali della società che hanno sfruttato un vizio di forma presente nel referto di Tagliavento: al momento del fallo la palla non era ferma come scritto dal fischietto, ma in movimento, da cui la riduzione di pena.
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