Andrea Stramaccioni, in attesa che arrivi il comunicato ufficiale che ormai è pura formalità, è stato esonerato dall’Inter. Una vera tortura per il presidente Moratti. Lui, che avrebbe fatto di tutto per tenere il giovane “erede di Mourinho” (espressioni facciali a parte qualcuno è in grado di spiegarmi il perché lo sia?) sulla panchina, si è arreso all’evidenza dei fatti. Va bene gli infortuni, va bene le difficoltà, va bene anche le decisioni arbitrali contrarie, ma una stagione così non poteva finire senza lasciare strascichi. Record di sconfitte, prestazioni imbarazzanti, un gruppo che al di là dei valori tecnici non esaltanti (tante partite giocate con Tommaso Rocchi unica punta disponibile, per intenderci) è apparso talmente arrendevole da far cadere la responsabilità anche sull’allenatore più amato da Moratti, almeno dopo Mourinho.
In realtà, come il nostro Uomo del Calciomercato ci aveva anticipato sin da aprile, Moratti pensava all’esonero di Stramaccioni da tanto tempo. Gli umori del presidente sono stati altalenanti, forte la tentazione di prendere una decisione controcorrente, di non cedere alla tentazione di ripetere comportamenti già visti in passato, di non collezionare il 17esimo esonero della sua presidenza.
Il vero problema, in realtà, era legato alle alternative. In un raro momento di severità nei confronti dei suoi sottoposti Moratti era stato chiarissimo: “Ora non stiamo centrando i nostri obiettivi (ndr la qualificazione in Champions), se le cose non cambieranno dovremo cambiare“, il riferimento era a Marco Branca e ad Andrea Stramaccioni. Alla fine invece, salvo sorprese, a pagare sarà soltanto il tecnico. Il motivo? Il dirigente, evidentemente, è stato abile nello “scaricare” le responsabilità di alcuni dei “colpi di mercato” molto discutibili dei nerazzurri (Schelotto, per dirne uno) sull’influenza di un allenatore inesperto e ingiustificatamente osannato dalla stampa. Il campo, con il suo insindacabile giudizio, ha detto il resto.
Intanto, per via traverse, si era iniziato ad intavolare un discorso preliminare con quel Walter Mazzarri cercato anche dalla Roma. Il segretissimo incontro di cui vi parlammo già a fine febbraio aveva lo scopo di fornire un’alternativa a Moratti, spaventato dall’idea di perdere Stramaccioni per ritrovarsi nella stessa situazione vissuta nella travagliata estate che poi portò all’ingaggio della quinta o sesta alternativa presa in esame, quel Giampiero Gasperini che ha avuto vita brevissima sulla panchina nerazzurra.
Proprio la prospettiva di avere Mazzarri (l’annuncio è atteso lunedì) “libero” dall’impegno con il Napoli, desideroso di cambiare aria, e senza il rischio che la Roma fosse una vera concorrente per l’ingaggio dell’allenatore ex Reggina, è stata la vera spinta per Moratti. Pur continuando ossessivamente a confermare il suo allenatore (facendogli condividere con lui una magra figura, ricordate quando qualche giorno fa disse “è mai successo che un allenatore confermato 4 giorni prima, sia poi esonerato?“, povero Strama) il vero timore di Moratti era quello di ritrovarsi senza un tecnico all’altezza della situazione, uno che rappresentasse realmente il salto di qualità.
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