Juventus
Thiago Motta è una furia: “Questa cosa non è mai successa”

Thiago Motta si racconta: un’intervista al Corriere della Sera. Da Koop a Yildiz passando per la questione Danilo.
In un’intervista esclusiva concessa al Corriere della Sera, Thiago Motta, allenatore della Juventus, apre il sipario sulla sua gestione della squadra, tra talenti emergenti, pilastri consolidati e una filosofia di lavoro che mette al centro il dialogo e la dedizione. Con il suo stile diretto e pragmatico, Motta affronta temi caldi come il caso Yildiz, la leadership di Bremer e le aspettative su Koopmeiners, offrendo uno spaccato del suo approccio umano e tecnico alla guida di un club storico in fase di rinnovamento.
Il caso Yildiz e la gestione dei talenti
Kenan Yildiz è uno dei nomi più chiacchierati del momento, ma Motta tiene a precisare: nessuna frizione, nessuna dichiarazione fuori posto. “Non ho mai detto a Kenan una cosa simile”, sottolinea, smentendo voci di dissidi. Il tecnico si descrive come un professionista esigente, con principi chiari, ma sempre aperto al dialogo, purché costruttivo e rispettoso. Con Yildiz, giovane stella del 2005, non ci sono stati problemi: il rapporto è solido, basato su fiducia reciproca. Il talento del ragazzo, unito alla sua mentalità, lo rende un elemento prezioso, e l’allenatore non ha dubbi sul suo futuro da protagonista, a patto che continui su questa strada. Yildiz, infatti, si è guadagnato il posto da titolare con merito, giocando numerose partite grazie al suo enorme potenziale. “Quando non l’ho schierato, era per proteggerlo nei momenti di calo fisiologico”, spiega Motta, evidenziando una gestione attenta. Oltre alle doti tecniche e fisiche, ciò che colpisce di Yildiz è la sua etica del lavoro: una rarità per un ragazzo così giovane. Questa “cultura del lavoro” lo sta trasformando in un giocatore completo, pronto a lasciare il segno nel calcio che conta.
Bremer, Koopmeiners e la leadership di Danilo
Altro pilastro della squadra è Gleison Bremer, definito “fondamentale” sia in campo che nello spogliatoio. Con lui, la difesa ha registrato sei clean sheet, ma gli infortuni hanno complicato tutto. “Ho chiesto alla società di trattenerlo”, rivela Motta, consapevole di quanto la sua assenza pesi. Diverso il discorso su Teun Koopmeiners, arrivato con grandi aspettative e un cartellino pesante. “Le attese lo hanno caricato di pressione, ma sono certo che tornerà ai suoi livelli”, assicura il tecnico, lodandone qualità e professionalità. Danilo, invece, ha lasciato un segno come capitano, accettando con maturità la concorrenza di talenti emergenti come Savona. “Favorisco le competizioni interne, fanno crescere tutti”, spiega Motta, che con il brasiliano ha mantenuto un rapporto schietto e professionale, senza strascichi al termine dell’esperienza.
Riconoscenza e filosofia di lavoro
Nonostante i successi, Motta non cerca applausi pubblici. “Non mi aspetto parole di riconoscenza sui social, contano i messaggi privati”, dice, valorizzando i tanti pensieri ricevuti dai giocatori, anche da chi ha ricevuto critiche severe. La sua filosofia è chiara: onestà, confronto diretto e preparazione meticolosa in settimana, lasciando ai calciatori il palcoscenico della partita. “Sono lì per aiutarli, non per complicargli la vita”, conclude, fedele a un approccio umano e pragmatico che continua a dare frutti.
