Giampiero Ventura nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport ha di fatto salutato Ciro Immobile, sempre più vicino al passaggio al Borussia Dortmund (ieri, intanto, si è sposato con Jessica Melena). Quando il 66enne tecnico, che in 3 anni ha portato il Torino dalla Serie B ad un passo dall’Europa League (che potrebbe arrivare ufficialmente il 28 maggio quando la Uefa si pronuncerà sul ricorso del Parma), è stato interpellato sulle tante richieste indirizzate all’attaccante granata, ha risposto:
Il calcio è così. Se un giocatore ha l’occasione della vita, è giusto che vada. Immobile l’abbiamo preso perché arrivava da una stagione deludente dopo un’altra esaltante. Aveva voglia di rivalsa, di verificare se stesso. Ora ha ricevuto offerte ricche e non avrebbe più quelle caratteristiche. Vale per qualsiasi giocatore: rischi di perderlo comunque, se l’affare non va in porto, perché non avrebbe gli stessi stimoli.
Più o meno lo stesso discorso lo ha riservato all’altro fuoriclasse in rosa, Alessio Cerci, visto che Ventura ha esplicitamente detto che “se ce lo chiede una squadra che fa la Champions o offre tanto, potrebbe muoversi anche lui”. Insomma, l’allenatore ha mandato un messaggio particolarmente chiaro ai tifosi granata:
Il calcio moderno è questo. E le bandiere sono altre. Se tifo il Torino, Immobile mi dà emozioni e tifo lui. Se va via spero che chi arriva me ne dia di più.
A proposito di mercato, Ventura ha spiegato che al posto di Immobile servirà “uno che abbia fame di arrivare o che ancora non abbia avuto la chance di dimostrare quanto vale”. In senso generale, comunque, l’intenzione è quella di valorizzare i giovani:
Di certo, la stragrande maggioranza degli acquisti non deve avere più di 22 anni. Più un paio di elementi di esperienza. Ma chi viene qui deve farlo perché vuol far parte di questo gruppo. E il Torino, da questo punto di vista, sta diventando una piazza appetibile. Sotto di noi ci sono Milan e Lazio: non gli hanno mica tolto dei punti.
L’esempio ancora più calzante del senso del discorso esposto da Ventura è tutto nel caso che riguarda Maksimovic, il 22enne serbo arrivato a luglio scorso a Torino:
Arrivava dalla Stella Rossa, era già nel giro della nazionale, ma non capiva una parola di italiano e il calcio italiano. Era di fronte a un bivio, poteva impuntarsi o mettersi in discussione. Ha scelto la seconda strada. Per cinque mesi non ha giocato nemmeno un minuto, ma ha lavorato. È entrato a Udine: migliore in campo. E non è più uscito.
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