Chi ama il calcio non vive di sola Serie A. Anzi, di questi tempi spesso, purtroppo troppo spesso, per riconciliarsi con lo sport più bello del mondo dobbiamo far ricorso ai campionati esteri o, questa sa di beffa, ai turni decisivi della Champions League, partite vibranti da cui mancano le nostre formazioni da tanto troppo tempo. Dunque bye bye 2013, un anno di calcio al di fuori degli italici confini è andato in archivio, quali sono stati i momenti più emozionanti, importanti, eccitanti? Cerchiamo di fare ordine spulciando tra gli ultimi 12 mesi di calcio internazionale, che poi – in fin dei conti – si parla sempre e comunque della cara vecchia Europa. Buona lettura e… buon 2014!
(Qui abbiamo fatto lo stesso ma in riferimento al calcio italiano)
La squadra
Anima tedesca, spirito europeo, campionissimi del mondo: l’anno solare del Bayern Monaco è stato quanto di più perfetto e fantastico i tifosi bavaresi potessero immaginare 365 giorni fa. Forse quello che sta per chiudersi è stato il più indimenticabile degli anni nella già lunga e gloriosa storia del club: dominatori in patria, ma questa non è una novità, trionfatori in Europa con la conquista della Champions League in grande stile (battendo in serie Arsenal, Juve, Barcellona e i cuginastri del Borussia Dortmund), per non farsi mancare niente hanno conquistato anche la coppa nazionale, la Supercoppa Europea e il Mondiale per Club (unico neo la sconfitta in Supercoppa di Germania). Non solo, hanno lasciato che Heynckes si pensionasse per ingaggiare il tecnico più rampante del momento (all’anagrafe Pep Guardiola) e tra le decine di campioni tesserati spicca la presenza del possibile (e sarebbe meritato) prossimo Pallone d’Oro Frank Ribery. C’è di meglio in giro per il globo?
Il calciatore
Ha vinto ovunque è andato ma a 32 primavere, e in un campionato non esattamente stimolante come la Ligue 1, ci si poteva aspettare una flessione: mancanza di stimoli, di lucidità, gli anni passano per tutti, chissà poi la convivenza con Cavani che casino! Almeno così dicevano i detrattori, ma non avevano fatto i conti con la straordinaria competitività di un campione mai abbastanza celebrato come Zlatan Ibrahimovic: nel 2013 ha battuto il suo record in termini di gol in un anno solare, ben 38 con la maglia del Paris Saint Germain. In questa prima metà di stagione ha anche siglato 8 reti in Champions (non le soffriva le notti europee?), oltre che trascinato la Svezia a un passo dal mondiale, sconfitto solo dall’oggettivamente più forte Portogallo di Cristiano Ronaldo. Lo svedese non conosce limiti, è diventato leader dei parigini e si è affezionato alla causa, che nell’anno che va ad iniziare non trovi la forza di trascinare i suoi alla conquista della sua ossessione? Zlatan vuole la Coppa dalle grandi orecchie, in forma com’è e con i compagni che si ritrova, non è un’utopia sperare di acciuffarla.
La filosofia di gioco
Se c’è una squadra che ha meravigliato tutti in giro per il continente, addetti ai lavori e non, profani e cultori, allora quella è l’Atletico Madrid, compagine capace di abbinare gioco superbo a risultati impeccabili, il tutto grazie alla sapiente guida di un allenatore che ormai può considerarsi un big della panchina, l’ex tecnico del Catania Pablo Simeone. I colchoneros sono una macchina quasi perfetta, il rodaggio è finito e la completa consacrazione potrà avvenire nel giro di due mesi: a gennaio sfida al vertice in Liga col Barcellona (il derby lo hanno già vinto), poi avranno il favore del pronostico in Champions contro il Milan, freschezza contro storia, dovranno giocare da grande per sottolineare una volta di più che non sono un fuoco di paglia. Diego Costa e compagni sono i più belli da vedere, sulla scia di un progetto che i materassai della capitale spagnola hanno avviato già da un lustro con annesse vittorie continentali. Complimenti.
La partita
Barcellona – Bayern Monaco 0-3 dell’1 maggio – Non è tanto il risultato in sé, ma tutto il contesto a rendere la partita del Camp Nou in una serata di inizio maggio storica e forse paradigmatica per la comprensione del futuro. Il tiki taka è finito, i muscoli dei panzer schiantano le geometrie cervellotiche e le incursioni da furetti del club catalano; un tre a zero interno ci può stare, volendo essere ottimisti, ma non nella partita di ritorno di una semifinale di Champions League dopo che l’andata era finita 4-0 per la banda di Jupp Heynckes. Una reazione, un accenno di rimonta, almeno un sussulto di nervi, dai blaugrana ci si aspettava qualcosa di simile al fuoco e alle fiamme; e invece no, tramortiti dai tedeschi per opera dei gol, tutti nella ripresa, di Robben, Muller e Pique, autorete per lui. Solo allora, in quella serata calda di primavera, il mondo ha preso coscienza del livello raggiunto dal Bayern Monaco, e allo stesso tempo ha capito che il Barcellona non era più una squadra di extraterrestri.
Dr.Jekyll & Mr.Hyde
Il più celebrato dei tecnici rampanti europei? Senza dubbio, Jurgen Klopp del Borussia Dortmund. Così avrebbe risposto chiunque sei mesi fa, alla vigilia della finale di Champions League contro il Bayern, finale raggiunta triturando con un sonoro 4-1 il Real Madrid in Westfalia, l’apice del progetto dei gialloneri che dopo un sogno durato sei mesi (e un po’, con la vittoria in Supercoppa di Germania), stanno pian pianino ritornando sulla terra: in Bundesliga zoppicano (32 punti in classifica, quarti a – 12 dalla vetta), in Champions si sono qualificati per il rotto della cuffia all’ultimo secondo a Marsiglia, Lewandoski smania per andarsene, Gundogan idem, la difesa è a pezzi per gli infortuni e Klopp sembra aver perso smalto.
L’esatto opposto del Liverpool di Brendan Rodgers, uomo di sport che non sa fare il personaggio ma che in compenso lavora tanto e bene; i Reds sono l’incompiuta storica di Premier League, non vincono un titolo dagli anni ’80 e hanno chiuso lo scorso campionato fuori dalle coppe; in questa stagione la rivincita del popolo di Anfield: quando Suarez scontava la squalifica Sturridge tirava la carretta, è tornato l’uruguagio è sono cominciate le goleade, il Liverpool ad oggi è la squadra inglese che gioca il miglior calcio. E pazienza se sono arrivate due sconfitte tra Natale e Capodanno (contro City e Chelsea): magari funzioneranno da viatico per assumere maggior consapevolezza e cattiveria. Che sia l’anno buono per trionfare?
I calciatori dal doppio volto? Osiamo citando Juan Mata da un lato, la scorsa stagione protagonista col Chelsea col quale vinse l’Europa League e quest’anno presenza fissa in panchina alle spalle di José Mourinho (che cambi aria nel mercato invernale?); dall’altro lato ci piace segnalare l’esplosione di Vincent Enyeama, portiere nigeriano di 31 anni che da molto tempo faceva bene tra Nazionale e Maccabi Tel Aviv, in Israele, ma che da agosto a dicembre sta strabiliando l’Europa intera difendendo la porta del Lille, in Francia (solo 8 gol subiti sino ad ora). Un exploit che qualcuno si aspettava.
Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG