Il Valencia sta volando altissimo sotto la gestione di Marcelino, ex tecnico del Villarreal che è stato vicinissimo all’Inter nella passata stagione dopo l’esonero di Frank de Boer. I valenciani sono infatti secondi in classifica a 4 punti dal Barcellona, con 4 punti di margine sul Real Madrid e sull’Atletico. Nessuno si aspettava un inizio così spumeggiante, soprattutto dopo la scorsa stagione ricca di difficoltà.
Tutto oggi potrebbe essere diverso per il Valencia e magari anche per l’Inter se la dirigenza nerazzurra avesse deciso di ingaggiare Marcelino invece che Stefano Pioli. Lo spagnolo è stato vicinissimo ai nerazzurri, al punto da non aver capito per quale motivo non è arrivato a Milano: “Io e il mio staff fummo contattati dai dirigenti dell’Inter. Andammo a Milano e facemmo due riunioni tecniche. Dopo la seconda eravamo sicuri del fatto che avremmo allenato l’Inter. E invece tra le 23 del sabato e il mezzogiorno della domenica le cose cambiarono. In 13 ore la nostra candidatura perse energia“.
Tra i trascinatori del suo Valencia c’è soprattutto Simone Zaza, un giocatore rigenerato sotto la sua gestione: “Il rendimento individuale è sempre influenzato in maniera evidente da quello collettivo. Simo sta giocando a un livello molto alto, segna con facilità, è secondo nel Pichichi dietro a Messi, cosa che ha un valore enorme. È un lavoratore, un tipo che s’impegna con costanza e un ambizioso. Ed è anche uno che sa stare in gruppo e che fa bene allo spogliatoio. Siamo super soddisfatti e speriamo che venga convocato dall’Italia per il playoff con la Svezia. Ha fatto più che abbastanza per andare in nazionale“.
Nel Valencia gioca anche Geoffrey Kondogbia che sta tornando quello visto ai tempi del Monaco. Magari con Marcelino all’Inter le cose sarebbero andate diversamente anche per lui: “Non avevo nessun dubbio che potesse rendere a grandi livelli. Non abbiamo cercato nessun altro, volevamo lui. Mi avevano parlato molto bene della persona, del professionista. Se un giocatore ha in sé i valori del superarsi, della voglia, del sacrificio e del lavoro è impossibile che si dimentichi come si gioca a calcio. E Kondogbia a calcio sa giocare. Le sue qualità erano “assopite”. Eravamo sicuri che in una situazione favorevole a livello ambientale potessero risvegliarsi“.
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