Mentre il ministero dello Sport ancora temporeggia e, dopo aver aperto alcuni eventi sportivi (a partire dagli Internazionali d’Italia di tennis) a un limitato numero di spettatori, ancora non si esprime ufficialmente sugli stadi di calcio, le regioni provvedono autonomamente a normare la partecipazione agli eventi sportivi e così dopo Stefano Boccini, che lo ha fatto in Emilia-Romagna, ora anche Luca Zaia ha firmato un’ordinanza con la quale consente ai veneti di accedere agli stadi di calcio nel limitato numero di mille persone, mentre nei palasport al chiuso ne possono entrare 700 al massimo.
Ovviamente dovrà essere rispettato il distanziamento sociale e si dovrà indossare la mascherina anche all’aperto quando ci si sposta da e verso il proprio posto ed è assolutamente vietato stare in piedi o cambiare posto.
Tuttavia la partita di stasera tra Verona e Roma resterà a porte chiuse perché non c’è stato il tempo di organizzare la vendita dei biglietti e l’assistenza interna con gli steward sugli spalti. L’ordinanza prevede l’uso di di tecnologie digitali per automatizzare l’organizzazione degli ingressi ed evitare assembramenti e per consentire la registrazione degli spettatori. Ci saranno anche dei varchi per l’accesso al pubblico per evitare assembramenti quando avviene il controllo della temperatura e dei biglietti. Quando i tifosi potranno tornare negli stadi veneti non potranno portare con sé striscioni e bandiere.
Nel testo dell’ordinanza viene spiegato che alla luce del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto, che è stato prorogato fino all’8 ottobre, ci sono i presupposti “per autorizzare lo svolgimento delle partite dei campionai nazionali alla presenza del pubblico nel rispetto delle disposizioni specificate nel dispositivo”.
Intanto per il Presidente del Coni Giovanni Malagò non è molto felice di queste iniziative separa e invoca l’uniformità:
“L”ideale sarebbe avere un’uniformità di valutazione. Al momento navighiamo completamente a vista. Certo un impianto indoor non può essere paragonato a un circuito di Formula 1. Ma la questione è chiara: ci sono Governo e Cts, poi le ordinanze regionali in base al tipo di manifestazione e tutto questo è oggetto di discussioni e polemiche. Lo sport non può accettarlo, ma soffre e deve rispettarlo. Le Regioni che osano di più mostrano sensibilità verso le esigenze degli organizzatori. Ora ripartiamo dagli Internazionali di tennis, ma fa riflettere che per le partite di calcio del Parma e del Sassuolo si ragioni in un modo e altrove in un altro”
Dal Pino (Lega Serie A): “Non ci hanno interpellato”
Chi è davvero inviperito è Paolo Dal Pino, il Presidente della Lega Serie A, che si lamenta per il fatto che le società non sono state rispettate in questa situazione:
“A luglio abbiamo fatto con i migliori consulenti in circolazione uno studio di 300 pagine su come riaprire gli stadi in totale sicurezza, nessuno ci ha mai chiamato nemmeno per affrontare questo discorso. Il Cts fa enormi sforzi per occuparsi del paese, siamo grati a loro per quello che stanno facendo. Ma rispetto al nostro ministero dello sport il dialogo non è quello che dovrebbe essere. Il calcio rappresenta una delle più grandi industrie italiane, con un grande gettito tributario e previdenziale, dà lavoro a 300mila persone fra diretto e indiretto, e rappresenta un fenomeno sociale importante. Mi spiace dirlo, ma devo dirlo a voce alta, c’è bisogno di rispetto. Da parte nostra c’è un movimento che ha poco ascolto”
Dal Pino, in particolare, sottolinea come tutto sia stato riaperto, incluse le scuole, mentre gli stadi no.
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